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FLASHBACK

Flashback

Sensazioni

Vi capita mai di avere dei flashback?

Dei flashback così forti che vi fanno rivivere quei ricordi chiusi nella mente, così chiari e vividi come se stessero lì a ricordarvi di correre forte verso le vostre passioni, quelle che vi fanno battere forte il cuore, quelle che vi fanno appassionare, quelle che vi fanno sorridere e sudare allo stesso tempo, quelle che vi fanno fremere e venir voglia di andare oltre quelle montagne lontane?

Vi capita mai?

Ultimamente a me capita spesso. Mi capita di vedermi lì su un sentiero, in un angolo sperduto di mondo, solo, con la strada davanti, lo zaino in spalla ed i sogni che pulsano forti nel petto.

Non vi ho mai raccontato veramente della mia esperienza, delle mie sensazioni, delle mie paure e dei miei sogni che adesso, in questo periodo della mia vita, ritornano forti a riempirmi la mente, quei ricordi che nuovamente mi dipingono gli occhi e che sembrano brillare di luce propria.

Non saprei da dove iniziare, più di un anno fa terminava il mio cammino verso casa, 2600 km percorsi da Oxford a casa, da casa a Roma a piedi, una delle esperienze più belle della mia vita e che auguro capiti ad ognuno di voi almeno una volta nella vita.

Tutti quei ricordi chiusi nella mia testa sembrano che vogliano uscire per conto loro da quel limbo di oscurità del passato, scritti su una pagina qualunque di vecchi e lontani ricordi.

Ogni tanto quelle pagine tornano all’esatto punto di quella storia, sono così limpide che posso leggerle chiaramente, come un libro di cui non vuoi sapere il finale, in cui sei completamente assorto nella storia e vuoi che prosegua, e così vai avanti a leggere senza sosta, senza riprendere fiato.

Flashback

Mi si appanna la vista, una miriade di luci colorate mi riempiono gli occhi, pennellate di verde e di azzurro delimitano il cielo e la terra, davanti a me quei prati immensi hanno il sapore di libertà e l’aria frizzante del mattino di Maggio sussurra leggera al mio spirito che la giornata è ancora lunga.

Dove sono? Mi guardo intorno velocemente, impaurito, un attimo fa ero nel letto di casa mia avvolto dalle coperte dell’inverno, e adesso? Dove si trova la mia casa in realtà?

Mi guardo nuovamente in giro, cerco di capire dove mi trovo, in quale parte dei miei pensieri sono finito, la memoria mi gioca degli scherzi ultimamente e si presenta alla mia porta così, senza alcun preavviso.

Sì, adesso ricordo, è quel giorno incredibile, quel giorno in cui camminai per 52 chilometri e assaporai la libertà, quella vera che sentivo davvero essere mia, quella che finalmente mi accarezzava la pelle facendomi sentire un fremito lungo la colonna vertebrale.

Ricordo l’euforia che torna nuovamente nel vedere quel cielo così immenso e vasto, qui dettagli di luce che cadevano dalle nuvole creando arcobaleni blu e viola e mi facevano dimenticare la fatica di quella lunga giornata.

Flashback

Ricordo a fine giornata la delusione nello scoprire che in realtà la mia giornata di cammino non voleva finire, il rifiuto da parte del campeggio di farmi montare la tenda e ritrovarmi all’imbrunire a cercare un posto per la notte.

Camminare ancora e ancora, sfinito da quella immensità di passi nel cercare un giaciglio per la notte, piazzare infine la tenda in un posto buio, nascosto e riparato… ma riparato da cosa?

Riparato dalla paura della solitudine, da quella paura che ti prende quando, lontano da casa e chiuso dentro la tua tenda, senti il tuo respiro e migliaia di rumori nella notte che cercano di sopraffarti e non ti lasciano dormire.

Finalmente.. Questo ricordo va affievolendosi, pian piano svanisce, mi lascia negli occhi i colori del tramonto di quella sera lontana: il rosso e l’arancio. Così mi rilasso, respiro e sono nuovamente nel letto di casa mia.

Inizio e paure

Non riesco a dormire, guardo l’ora del mio cellulare sul comodino, sono le tre di notte. Mi sveglio con un sussulto, ma dove sono? Un altro flashback?

Eppure avevo chiuso gli occhi nella mia stanza, avevo dato la buona notte a Simona come tutte le notti.. e adesso? ..Di nuovo!

Mi ritrovo nella mia piccola camera singola della Acorn Guest House in Iffley Road, fuori pioviggina e la stanchezza del giorno alla ricerca di un lavoro mi comprime i muscoli delle gambe.

Mi sono appena trasferito ad Oxford, ho lasciato tutto alle spalle con grande rammarico e molte lacrime. Adesso chiuso qui in questa piccola stanza penso a quello che potrebbe accadere, alla lontananza, all’amore, agli affetti, “servirà davvero a qualcosa? E se dovessi fallire?“.

I pensieri rimbombano in queste piccole mura. La malinconia mi stringe il fiato, il rubinetto del piccolo lavandino accanto al mio letto gocciola, ho paura.

Ho paura di questo destino che forse non vuole cambiare, mi sento sempre più solo, singhiozzo e qualche lacrima riga il mio viso. Mi giro nel letto, affondo la faccia nel cuscino e continuo a dormire.

Camminare nel flashback

Perché i ricordi tornano così? Insistenti, vividi, disordinati e casuali, senza che io abbia chiesto alla mia memoria di riportarmi ad uno solo di quei giorni?

Questo è il giorno della mia partenza da Oxford, del mio addio. Le campane suonano in lontananza: è il primo Maggio e la sera prima ho salutato tutti i miei amici che mi sono fatto qui, li ho abbracciati stringendoli forte, poi sono scappato dal pub, per non farmi vedere piangere.

E’ presto e fuori fa ancora freddo, sento ancora la folla cantare all’alba insierme al coro della festa del “May day” sotto il Magdalen college e a me aspetta una lunga giornata di cammino.

Il primo giorno.. cosa ci sarà ad attendermi sulle strade, sono sicuro che ce la farò ma ho comunque paura del buio, dell’ignoto.

Riuscirò a camminare tanto quanto mi sono prefissato? Le persone che incontrerò saranno gentili? Avrò molte difficoltà, riuscirò a superarle? Mi faranno del male, mi sentirò solo?

flashback

Cosa c’è oltre quell’orizzonte che non riusciamo a vedere?

“Un passo alla volta”… ci penso di nuovo. “Sì! Un passo alla volta, con calma arriverò dove devo arrivare!” Faccio un respiro ed inizio a camminare.

Ricordo bene quella sera, ad un certo punto sulla strada un cantiere mi bloccava il passaggio. Era tutto bloccato e le ruspe stavano scavando. Chiesi al capo cantiere che succedeva e dissi che dovevo passare perchè stavo tornando a casa..

Scambiammo qualche parola, quel ragazzo chiamò i suoi e fece fermare le ruspe, mi aprirono i cancelli e mi fecero passare, solo a me. Incredibile!

Quella notte dormii in un boschetto, riparato dagli alberi e dal cielo cupo. Era la mia prima notte in tenda da solo, avevo paura così lontano dalla sicurezza della città e della mia camera da letto.

Ogni rumore era un sussulto, gli uccelli urlavano nella notte, il vento soffiava forte ed io mi facevo sempre più piccolo nella tenda, cercando di non ascoltare quei rumori, ma soprattutto quei pensieri stupidi che mi martellavano nella mente.

“Morirai qui, sarai divorato dai cinghiali, oppure il contadino di questi campi ti troverà e ti sparerà. Oppure ancora i cani selvatici ti sbraneranno…”

Non riesco proprio a dormire, continuo a rigirarmi, mi sveglio di soprassalto, è mattino e fuori gli uccellini cantano allegri.

Sono di nuovo a casa e sono ancora vivo, era l’ennesimo flashback. Ci penso, faccio un respiro profondo.. Sono sicuro che altri ricordi torneranno a bussare sulla soglia della memoria facendomi rivivere quei giorni di felicità e paure, di ombre e colori, ma sarò pronto.

I flashback sono così

Sorrido e mi alzo.

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