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OXFORD: TRASFERIMENTO ED EMOZIONI.

Oxford: Trasferimento ed Emozioni
Christ Church College

Sono arrivato ad Oxford ormai un paio di mesi fa e da allora sono successe davvero tante incredibili cose.
Prima di iniziare a raccontarvi tutto nel particolare vorrei dirvi perché ho scelto di lasciare lavoro, famiglia, separarmi dalla mia ragazza dopo otto anni di convivenza e abbandonare in Italia una grossa parte di cuore, voglio raccontarvi perchè ho scelto di trasferirmi e perchè proprio ad Oxford.
Avete mai provato quella sensazione di essere chiusi in una stanza a guardare fuori dalla finestra, osservare i mille colori dell’orizzonte e chiedersi cosa c’è oltre? Avete mai sentito quella cosa che vi brucia dentro? Beh, un uomo per natura è curioso, ha bisogno di muoversi, di correre libero oltre le nuvole, guardare nuovi cieli, ha bisogno di trovare nuove strade, di crescere e migliorarsi, di scoprire, di vivere nuove esperienze, di legare nuove amicizie, di vivere, di crearsi nuovi ricordi, di ridere, di emozionarsi sotto nuovi tramonti, di correre col fiatone, di sbadigliare davanti a nuove albe, camminare, sognare ancora e ancora..
Stavo bruciando, tutto qui… Stavo bruciando lì dietro a quella finestra, lì fermo e fisso in quella parte della mia vita che sempre, ogni giorno, si ripeteva uguale e monotona, insomma avevo bisogno di aria nuova!
In secondo luogo l’inglese.. eh sì, io sono una “mezza sega” (e scusate il termine) in inglese.. perciò ho bisogno di esercitarmi e parlarlo perchè amo viaggiare e questa lingua è quella che ti permette di comunicare con il mondo. “E allora?” Vi starete chiedendo? Beh vi svelerò uno dei miei sogni più grandi che cercherò di seguire e realizzare con tutte le mie forze: visitare più Paesi possibili in questo immenso mondo.
Perchè Oxford? Perchè avevo dei contatti, perchè credevo che queste persone mi avrebbero aiutato, perchè non volevo fare un salto completamente nel buio, perchè cercavo ancora di aggrapparmi a quella sensazione di sicurezza che può darti un contatto o una conoscenza, perchè pensavo fosse una città molto meno cara di Londra e invece mi sono ritrovato qui da solo a vagare in una delle città più care d’Inghilterra.

I PRIMI GIORNI.

Sono partito da Malpensa il 22 Marzo, in una mattinata soleggiata di primavera e dopo poche ore il  Regno Unito mi dava il benvenuto con il suo famoso freddo clima inglese.
La prima settimana e la seconda qui ad Oxford sono state abbastanza dure, sia per la malinconia di casa, sia per lo sconforto di non riuscire a trovare un lavoro e una sistemazione.
Ho distribuito moltissimi curriculum, ho camminato per decine di chilometri nella città, ho mangiato panini, wrap, kebab, pizze e un sacco di junk food (cibo spazzatura) seduto su panchine e nei parchi di questa città al freddo sotto nuvole e pioggia.
I primi giorni sono stato in un bellissimo b&b poco distante dal centro su Iffley Road, l’Acorn Guest House. I proprietari, davvero ospitali e gentili, mi hanno fatto sentire bene in quei primi tre giorni in cui la malinconia si presentava spesso alla mia porta.
Gli undici giorni successivi sono stato in un ostello in pieno centro ad Oxford, il “Central Backpackers“, dove ho dovuto condividere il sonno con altre dodici persone in una spaziosa camerata mista. In quei giorni ho visto passare gente davvero di tutti i tipi, ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo, arrivati qui per un viaggio o all’inseguimento di un sogno proprio come me.
La ricerca di un lavoro e di una stanza tutta per me ha occupato gran parte del mio tempo, ho calpestato ogni centimetro di questa città arrivando persino a consumare un paio di scarpe nuovissime e ogni sera quando mi sdraiavo nel letto della camerata avevo un bruciore tremendo alle gambe.

I PRIMI COLLOQUI DI LAVORO.

Era il 26 Marzo, ricordo ancora quella mattina quando per la prima volta squillò il telefono, quello col numero inglese, fui preso da molte sensazioni, un misto fra gioia e ansia allo stesso tempo…pensai: “E adesso? Rispondo, ma se non capisco nulla? E che cosa dico?”
Beh, di quella chiamata capii ben poco.
-“Hello?”
-“Matteo Martino?”
-“Yes, I am!”
-“I read your CV and I liked it! I would like to invite you to an interview!”
-“Oh wow! Can you send me an e-mail or message please? Becouse by telephone I don’t understand very well!”
-“Yes, no problem!”
-“THANKS!”
Quella prima telefonata arrivava dal negozio di Tommy Hilfiger, noto brand di moda, mi mandarono subito una e-mail con la richiesta di fissare un appuntamento per la mia prima vera interview inglese, la data fu fissata per il 4 aprile alle 12.00, quindi avevo ancora un po’ di giorni per consegnare curriculum e cercare altri lavori.
Nei giorni successivi feci tre diversi colloqui, il primo da Slug and Lettuce, un locale bellissimo e moderno, una specie di disco pub dove conobbi Mr. Lee, il manager, che dopo il nostro incontro voleva subito assumermi come barista per 7.50 £ all’ora. Il secondo colloquio fu in un tradizionalissimo pub inglese, il White Horse, qui mi fecero fare una prova come cameriere e mi offrirono 8.00 £ all’ora. Ero davvero felice, questo posto mi piaceva veramente tanto e la paga era buona, accettai subito, peccato che dopo quel giorno mi chiamarono una sola volta e mai più. Il terzo e ultimo colloquio fu al Queen’s Lane Coffee House, una delle caffetterie più antiche d’Europa, dopo la prova che feci nel giorno di Pasquetta decisi di rifiutare l’offerta di lavoro perchè la ritenni meno interessante rispetto alle precedenti e soprattutto mi avrebbe impegnato per più di 40 ore alla settimana togliendomi molto tempo libero che avrei utilizzato per studiare e praticare l’inglese.
Finalmente arrivò il 4 di aprile, il giorno del colloquio alla Tommy Hilfiger, avevo riposto davvero molte aspettative in questo incontro. Avrei accettato qualsiasi lavoro pur di mantenermi autonomamente in questa avventura, ma devo ammettere che la possibilità di firmare un vero contratto con questa famosa casa di moda era davvero allettante.
Arrivai puntualissimo ed entrai nel negozio, dissi che avevo un appuntamento con il Manager. Stranamente ero più emozionato che agitato, forse le esperienze dei giorni precedenti mi avevano dato quel po’ di sicurezza necessaria per trattenere l’ansia e far uscire il lato positivo della mia personalità. Dopo aver atteso un paio di minuti all’interno dello store, Sara, l’Assistant Manager, mi disse di seguirla nel magazzino. Qui ebbi una delle più strane, belle ed interessanti interview di tutta la mia vita. Parlammo di lavoro, interessi, film, viaggi e molto altro ancora, ricordo di essermi scusato più volte per non aver capito o frainteso le domande, ma nel complesso mi sembrò di esserle davvero piaciuto. Ribadii più volte il fatto di non parlare bene l’inglese, in realtà quasi niente a mio parere, e che avrei preferito lavorare nel magazzino e non a contatto con il pubblico. Sara mi rispose che non c’era nessun problema e che in realtà secondo lei il mio inglese era più che sufficiente e che mi avrebbe fatto sapere l’esito del colloquio nel giro di due giorni.
Uscii da lì davvero soddisfatto e contento, non mi sembrò per nulla un colloquio di lavoro ma, in realtà, un’amichevole conversazione.

UNA STANZA SOLO PER ME (Per NOI!).

Oxford è tappezzata di offerte di stanze da affittare, ma questo non vuol dire che trovare una camera sia stato semplice. Diverse persone hanno cercato di fregarmi chiedendomi caparre in anticipo solo per fissare la data di visione della casa. Onde evitare truffe mi sono rivolto ad un’agenzia dove ho conosciuto Gersh, lui mi ha mostrato diverse opzioni in base al mio budget che non doveva assolutamente superare i 500 £ al mese tutto compreso.
Nella stessa settimana in cui ebbi il colloquio da Tommy, riuscii a trovare una sistemazione abbastanza vicina al centro e molto comoda, in zona Cowley road. Era il 5 di Aprile quando portai le mie cose nella nuova stanza ed era sempre il 5 di Aprile quando arrivò per la prima volta Simona, la mia ragazza, a trovarmi. Finalmente la rivedevo, il cuore non ne voleva sapere di star chiuso lì nel petto, continuava a battere all’impazzata, così forte che quasi non mi faceva respirare.
Ricordo quando la andai a prendere alla fermata dell’autobus con la mia biciclettina, oddio non proprio mia, quella del bike sharing, le classiche biciclette che si trovano nelle grandi città e che si possono utilizzare con un App. Ricordo che, fermo in quella notte di Oxford, i miei occhi non aspettassero che lei per riempirsi di tutti i suoi bellissimi colori, per riempirsi con la sua bellissima dolcezza. Quando arrivò l’autobus la vidi lì in piedi ad attendere solo che si fermasse per poter saltare giù ad abbracciarmi.
Sulla strada, fermo ad aspettare che le consegnassero la valigia, potevo sentire il suo cuore battere, (o forse era il mio?), e poi finalmente ci lasciammo andare in un caloroso e bellissimo abbraccio, in quel momento sentii tutto il suo calore, finalmente era di nuovo qui con me, finalmente la stavo riabbracciando. Restammo sospesi per un attimo infinitesimale chiusi nella nostra bellissima bolla temporale, sì perchè sembrava tutto così strano, sembrava non ci fossimo mai lasciati, sembrava fossimo ad Oxford sotto il lampione della fermata dell’autobus o forse a casa nella nostra piccola e calda camera o a centinaia e centinaia di chilometri in qualche parte selvaggia di mondo, ma in realtà eravamo soltanto noi e i nostri due piccoli cuori di nuovo uniti e nessun altro.
Andammo a piedi verso la mia nuova casa, mano per la mano, io tirando la sua valigia, lei guardando quelle strade che non aveva mai visto e raccontandoci le cose come fanno due fidanzatini che passeggiano per la prima volta.
Ricordo quella settimana troppo breve insieme: insieme organizzammo la mia stanza, insieme camminammo nelle strade di Oxford per lei sconosciute e per me nuovamente diverse, visitammo la città come due ragazzini nelle vacanze estive, che sanno che alla fine dovranno purtroppo salutarsi, baciarsi e lasciarsi andare ancora per poi ritrovarsi l’estate successiva. Questa era la mia sensazione, un sapore dolce e amaro che sentivo lì, in fondo al petto, stretto nel cuore. Era come se fosse una bellissima sera d’estate, da ragazzini adolescenti, in cui l’unico pensiero era quello di fermarsi lì e godersi quei magnifici attimi.

UN NUOVO LAVORO, UN NUOVO INIZIO.

Quella settimana passò in fretta, dal negozio della Tommy Hilfiger non ricevetti nessuna risposta e allora accettai di iniziare a lavorare presso “Costa Caffee“, una famosa catena di caffetterie qui in Inghilterra che mi contattò qualche giorno prima.
Il primo giorno di lavoro coincise però con la ripartenza di Simona, fummo così costretti a salutarci il mattino, poco prima che io andassi a lavorare, lei mi accompagnò a piedi fino alla caffetteria, ci salutammo di fretta con un abbraccio e poi ognuno per la sua strada. Fu davvero strano e triste girarmi per un ultima volta prima di entrare al bar e vederla andare via per la strada da sola, con la sua valigia in mano, fu una di quelle sensazioni che ti lasciano l’amaro nel cuore e così corsi dentro al “caffè” per non sentire tutta la malinconia che già iniziava ad avvolgermi intensamente.
Furono due settimane di lavoro intenso perchè i turni erano davvero duri, dalle 8 alle 12 ore di fila con una piccola pausa di mezz’ora per mangiare un boccone.
Quei pochi giorni però mi fecero rivivere quel periodo in cui, da adolescente dopo la scuola, andavo allegro a lavorare al bar in centro ad Arona (il paese in cui sono cresciuto), quel periodo in cui, spensierato, passavo l’estate a guadagnarmi qualche soldo per divertirmi con gli amici e togliermi qualche sfizio.
Una domenica, dopo un pesante turno di 12 ore, tornai a casa sfinito, aprii per caso le e-mail e con enorme stupore ne vidi una proveniente dalla Tommy Hilfiger, devo essere sincero, ormai non ci speravo più, ma quello che diceva mi lasciò davvero completamente senza fiato.
C’era scritto così:
– “Ciao Matteo, spero che stai bene! Grazie per essere venuto all’interview, vorremmo scusarci per aver fatto passare così tanto tempo ma avevamo davvero moltissimi candidati”- (porca miseria era passato quasi un mese!) -“Sono lieto di offrirti la posizione di Stockroom Manager qui nel nostro negozio in Oxford…” eccetera eccetera…
STOCKROOM MANAGER?? Non potevo crederci, fu davvero incredibile, fu davvero una gioia immensa e accettai subito!
Nei giorni successivi andai a firmare il contratto, ricordo che davvero sudavo per l’emozione e ricordo che quando uscii dal negozio ero incredibilmente emozionato e felice, ricordo che volevo urlare dalla felicità, ricordo che ridevo da solo in mezzo a mille persone, mi sembrava di camminare sollevato da terra leggero e sereno.
Finalmente potevo dire di essermi sistemato dopo molte difficoltà, perchè sì, non è stato facile davvero, ho dovuto camminare, correre, sudare, ho dovuto aprire un conto corrente, che non è davvero un’impresa facile se non sei residente e se non hai un lavoro, ho dovuto richiedere il NIN, il National Insurance Number per poter lavorare, trovare un posto dove stare e tante altre cose ancora. Ma adesso, dopo più di un mese, posso dire di avercela fatta, posso dire di essere riuscito a sistemarmi da solo, con tutte le mie forze e tutta la mia volontà.
Adesso posso solo dire che l’avventura qui ad Oxford continua, posso solo dire di essere sulla strada giusta e posso guardare avanti fiducioso verso quell’orizzonte lontano ma che adesso sembra davvero un po’ più vicino.

Oxford: trasferimento ed Emozioni.
Nella Mia (Nostra) stanza.
Oxford: Trasferimento ed Emozioni
Cowley Road
Oxford: Trasferimento ed Emozioni
Tommy Hilfiger: un nuovo lavoro.
Oxford: Trasferimento ed Emozioni
University Church of St Mary the Virgin
Oxford: Trasferimento ed Emozioni
Hight Street, Oxford.
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Magdalen College, Oxford.
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Oxford Castle.
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Radcliffe Camera.
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The Saxon Tower
Oxford: Trasferimento ed Emozioni
Oriel college.
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Oxford University Parks.

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